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INSEMINAZIONE INTRAUTERINA (IUI)


E’ una tecnica che prevede il trattamento del liquido seminale e la sua deposizione all’interno della cavità uterina. In genere viene effettuata in associazione con una stimolazione ovarica. E’ infatti dimostrato che i tassi di gravidanza sono superiori in pazienti sottoposte ad inseminazione dopo induzione dell’ovulazione rispetto alle pazienti sottoposte ad inseminazione in cicli spontanei. Pertanto la donna viene stimolata con dei farmaci allo scopo di indurre la crescita di follicoli nelle ovaie. Durante questo tempo si sottoporrà ad ecografie per seguire lo sviluppo follicolare. L’IUI coinciderà con il momento dell’ovulazione. La paziente viene posta in posizione ginecologica e, inserito lo speculum si introduce nella cavità uterina, per via vaginale, con un piccolo sottile catetere di plastica il liquido seminale del coniuge. Il campione di seme del partner verrà prodotto presso lo studio medico, dopo 3-5 giorni di astinenza dai rapporti, lo stesso giorno in cui si è programmata l’IUI.
Dottoressa Loredana Mei
 

Il campione di seme verrà trattato precedentemente in laboratorio. Tale trattamento si definisce capacitazione ed è il lavoro che fa il biologo concentrando gli spermatozoi migliori da inseminare, da quelli poco mobili e da tutte le sostanze che compongono il liquido seminale. Tale trattamento non comporta l'esecuzione di anestesia, è completamente indolore, si esegue nel periodo fecondo, dura in tutto un'ora e mezza circa (un'ora per la capacitazione e circa mezz'ora perché la donna, dopo l'inseminazione, resta sul lettino per agevolare il percorso dei gli spermatozoi in cavità uterina). E’ un trattamento che viene considerato, nei casi suddetti, di "primo approccio”. È un metodo ripetibile, ma per non più di 4-6 cicli, statisticamente si correla con una percentuale di successo del 10-15%. Condizioni necessarie sono: presenza di ovulazione, tube libere e funzionanti, spermatozoi nella normalità o modicamente ipomobili.
Questa procedura è eseguita in ambulatorio ed è paragonabile ad una semplice visita ginecologica, se eseguita correttamente non comporta alcun dolore.

Le percentuali di gravidanza dopo IUI  variano notevolmente in relazione all’età della donna, al tipo di stimolazione ovarica indotta, al numero di anni di infertilità della coppia, alla causa della infertilità ed al numero e qualità degli spermatozoi mobili recuperati dal campione di seme dopo trattamento e depositati in utero.
Il vantaggio dell’IUI rispetto alle metodiche più complesse di riproduzione assistita sta ovviamente nella sua minore invasività, nel costo relativamente basso, nella semplicità di esecuzione, nella non necessità di recupero ovocitario. Il meccanismo che sta alla base dell’aumentata fecondità in corso di inseminazione intrauterina con stimolazione ovarica è probabilmente dovuto a:

    • la capacitazione garantisce una concentrazione e selezione degli spermatozoi dotati di migliore capacità fecondante
    • la tecnica ci permette il superamento della barriera eventualmente costituita dal muco cervicale
    • la stimolazione ovarica inoltre mantenendo livelli sierici di estradiolo più elevati, favorisce in genere la produzione di muco cervicale ottimale.
    • il monitoraggio utilizzato durante l’IUI garantisce d’altro canto una adeguata temporizzazione della introduzione in utero degli spermatozoi al momento dell’ovulazione.

I rischi dell’IUI sono legati alla stimolazione ovarica e pertanto alla possibilità di una gravidanza multipla. E’ necessario quindi trovare un giusto equilibrio che garantisca risultati ottimali e bassi rischi anche se la risposta alla stimolazione ovarica presenta tuttavia delle notevoli variazioni individuali, ed è estremamente difficile codificare un protocollo ideale capace di garantire una risposta ottimale da parte di tutte le pazienti; per tale motivo è importante che il medico interrompa la stimolazione nel caso che tale rischio si possa concretizzare e spieghi correttamente alla coppia le motivazioni della sua scelta. Pertanto capo saldo della IUI è limitare al massimo il numero di follicoli dominanti preovulatori, poiché, non essendo questi sottoposti ad aspirazione, la loro ovulazione multipla espone ad un rischio notevole di sviluppare una gravidanza plurima.
Altro rischio connesso all’inseminazione intrauterina è l’infezione pelvica dal momento che sia la vagina che il liquido seminale possono presentare dei germi patogeni e la loro immissione in cavità uterina, con conseguente passaggio in peritoneo, può provocare salpingiti dal momento che viene a mancare l’azione di filtro fisiologicamente svolto dal muco cervicale, che impedisce la risalita dei germi. Le metodiche di trattamento del seme riducono il rischio di infezione, nonostante non lo annullino del tutto; l’aggiunta di antibiotici nel mezzo di coltura sembra eliminare il problema della contaminazione batterica.


A quanti cicli di inseminazione si può sottoporre una coppia?

La maggior parte delle gravidanze, utilizzando questa tecnica, avviene entro i primi 3-4 tentativi. Le percentuali di successo diminuiscono notevolmente superato questo numero tuttavia si raccomanda di non superare i 6 cicli di trattamento. Solo nel caso in cui il motivo dell’insuccesso sia una mancata ovulazione o adeguato sviluppo follicolare è ragionevole insistere con altri cicli.

Le percentuali di gravidanza sono più basse se l’IUI è utilizzata:

  • in donne con età superiore a 40 anni
  • in donne con scarsa qualità ovocitaria
  • con seme di scarsa qualità
  • in donne con severa o moderata endometriosi
  • in donne con danno tubarico
A seguito del fallimento o nei casi in cui non sia indicata l’inseminazione intrauterina è possibile utilizzare la fecondazione in vitro (FIVET) o nei casi più estremi di la microiniezione intraovocitaria (ICSI)
   
 
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